sabato 27 febbraio 2016

L'esercitazione in emergenza

Le esercitazioni sono uno strumento fondamentale per poter prevenire e apprendere. Scopri in che modo...

 
 


 
Buonasera a tutti voi lettori. Oggi vi presenterò il quadro teorico inerente le esercitazioni, ovvero delle procedure che, come previsto dalla legge, hanno l’obbligo di essere realizzate periodicamente.
Dal punto di vista delle organizzazioni, l’esercitazione rappresenta una occasione per: aggiornare la conoscenza delle persone che costituiscono la rete sociale, mobilitare mezzi, integrare le organizzazioni che sono parte del sistema e verificare le attrezzature. In aggiunta, essa possiede anche lo scopo di preparare la popolazione ed i soggetti interessati alla gestione delle emergenze, ai corretti comportamenti da dottare. Le esercitazioni prevedono il coinvolgimento di diverse strutture e componenti del Servizio Sanitario, oltre che la partecipazione di enti e amministrazioni di vari natura che concorrono alla gestione di una emergenza reale. Tali procedure possono realizzarsi su più livelli:

- Nazionale
- Regionale
- Provinciale
- e Comunale.

Gli elementi essenziali della programmazione di un'esercitazione sono contenuti nel "Documento di Impianto dell'Esercitazione" approvato e condiviso da tutte le amministrazioni partecipanti. Tale atto individua non solo l’ambito territoriale e lo scenario di rischio di riferimento, ma anche il sistema di coordinamento, gli obiettivi, le strategie di intervento e le modalità di coinvolgimento della popolazione. In conclusione, tali metodologie rappresentano quindi delle vere e proprie occasioni di prevenzione e di apprendimento, e data la loro complessità, le esercitazioni sono preparate in ogni singolo dettaglio.

Per un maggiore approfondimento e per prendere visone di alcuni esempi di esercitazioni, si rimanda al sito della protezione civile
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FONTI:
-Sito Protezione Civile; http://www.protezionecivile.gov.it/

Per gestire lo STRESS abbiamo bisogno del RISO!

Ognuno di noi ha un'arma infallibile contro lo stress: l'UMORISMO!

 




Abbiamo visto che lo stress caratterizza momenti di estrema emergenza, ma gestirlo è possibile! Come?
Diverse ricerche hanno individuato nell’umorismo un fattore fondamentale per la lotta contro lo stress: “il riso negli esseri umani rappresenta una capacità evolutiva sostitutiva della risposta primaria adrenalinica agli stressors specifici che gli umani devono affrontare, rispetto agli animali di altre specie”.
Il primo effetto dell’umorismo è quello di riuscire a reinterpretare e ristrutturare l’evento stressante, consente di analizzare la situazione nella sua complessità, attribuendogli così molteplici significati; inoltre rende più semplice la comunicazione di vissuti e sentimenti, diminuisce il dolore e l’ansia, aumenta il benessere psicologico e la speranza, insomma è un toccasana contro lo stress!
La letteratura suggerisce quattro funzioni principali dell’umorismo:
  • mezzo di ristrutturazione cognitiva;
  • mezzo per proteggere il sé, distanziandolo dalle fonti di stress;
  • mezzo per favorire la socializzazione e il supporto;
  • mezzo per lo sviluppo del problem solving e la memoria.
Importante risulta essere anche la distinzione delle tre dimensioni dell’umorismo, che ci viene offerta da Moran e Massan:
1.“il senso dell’umorismo”: caratteristica individuale, definita come la propensione a ridere di una certa cosa o di se stessi;
2.“apprezzamento dell’umorismo”: capacità di cogliere l’umorismo in un contesto specifico;
3.“generazione dell’umorismo”: tendenza a fare azioni o commenti umoristici in una certa situazione.

Patendo da questa definizione, la ricerca di Oversholser su studenti universitari ha riportato che la dimensione a produrre maggiore benessere, minori livelli di depressione, e alta autostima, sarebbe la terza: la generazione dell’umorismo.

Dunque la lotta contro lo stress è aperta, questa volta però le lacrime non dovranno essere di disperazione!!



La terra trema, amore mio

Attraverso uno degli ultimi successi di Ligabue esploreremo insieme quello che comporta il rischio sismico e cosa fare in caso di terremoto.









Attraverso parole e musica, Ligabue ci trasmette le emozioni che si provano durante un terremoto, emozioni che non si possono evitare, perché oltre alla distruzione materiale ne deriva anche una esistenziale. Una casa può essere ricostruita, e una vita devastata dal dolore? Possono bastare tempo e duro lavoro? 
E se, come per le case, bastasse costruire delle fondamenta forti e usare accorgimenti antisismici? 
Certamente non è la stessa cosa, ma ci sono realmente dei modi per essere pronti al terremoto, per limitare i danni, per salvaguardare le persone che amiamo, i nostri dipendenti, le persone di cui siamo responsabili, noi stessi. 
Probabilmente crediamo che certe cose non possono accadere a noi o a chi ci è davvero vicino, eppure all’improvviso crolla tutto e rischiamo di crollare anche noi! 
Se provassimo ad essere un po’ meno ottimisti e un po’ più realisti? Se provassimo a conoscere ciò che può succedere, in modo da sapere come agire? 
“Essere in grado di affrontare questa improvvisa situazione di emergenza può infatti fare la differenza tra la vita e la morte, non solo propria ma anche di chi ci sta intorno.”
Come si costruiscono delle buone fondamenta nella nostra vita, per cercare di difenderci da un disastro? 
Innanzitutto è importantissimo conoscere il proprio territorio, è necessario infatti informarsi sulla propria zona sismica (zona1=alto rischio; zona4=più sicura), allo stesso tempo è importante sapere dove si trovano le uscite di sicurezza più vicine, i punti di ritrovo e, infine, conoscere le procedure da utilizzare durante le scosse, cioè il piano d’emergenza.
Quando si avverte una scossa di terremoto e ci si trova all’interno di un edificio, la prima cosa da fare e mettersi al riparo, i posti più sicuri sono: la rientranza di una parete, il vano di una porta di un muro portante, la parte inferiore di una trave o di un tavolo, luoghi lontani da una possibile caduta di vetri o specchi. Inoltre è importante non usare l’ascensore, e seppure le scale sono l’unico mezzo per uscire, sono anche il punto debole dell’edificio, perciò è fondamentale fare attenzione nello scenderle, perché nella follia del momento si potrebbe rischiare di travolgere tutto e tutti, a discapito dei più deboli.
Ciò che terrorizza è la non prevedibilità del terremoto e delle sue conseguenze. Non c’è un modo certo per sopravvivere, perché non dipende tutto dal nostro comportamento adeguato o no alla situazione, però conoscere e sapere come agire può aiutarci ad essere più calmi, prendere decisioni lucide e a difenderci dal disastro.

Vedi anche: "Emergenza emozioni: PAURA-PANICO" - "L'esercitazione in emergenza" - "C'è sempre bisogno di un PIANO!"


FONTI:

venerdì 26 febbraio 2016

Emergenza STRESS!

Approfondimento sullo stato di Stress che in situazioni emergenziali può raggiungere livelli molto alti.






Ho pensato di approfondire, oggi, uno stato che spesso caratterizza quelle che comunemente chiamiamo emergenze: lo STRESS.
Secondo la teoria di Selye lo stress “è una transazione tra la persona e l’ambiente, nella quale la situazione è valutata dall’individuo come eccedente rispetto alle proprie risorse. Questo scarto induce alla percezione di non poter far fronte alla situazione stressante” e porta a dire quel “non ce la faccio” che poi realmente non ci fa uscire vittoriosi dalle sfide emergenti e d’emergenza!
Credo sia fondamentale conoscere l'esistenza di un’importante distinzione tre eustress e distress.
Il primo, l'eustress, è uno stress buono e positivo, indotto dagli stimoli esterni e quotidiani, costruttivi ed interessanti, insomma un tipo di stress che ci fa sentire vivi.

Il distress, invece, indica lo stress comunemente definito, ed è causa di molte difficoltà per ognuno di noi. 
Questa distinzione può guidarci nella gestione e nella risposta allo stress, perché conoscere le nostre reazioni ci aiuta a controllarle, questo è possibile grazie alle nostre risorse.
Nel prossimo post vedremo un’arma che ognuno di noi possiede per sconfiggere lo stress!

 
 
FONTI:




La tragedia di Bhopal

Quando rileggere il passato ci fa costruire il futuro.



È la notte tra il 2 e il 3 Dicembre 1984 e a Bhopal, in India, 42 tonnellate di isocianato di metile si propagano nell’aria, formando una nube tossica. Si contano più 4000 morti nelle prime due settimane, ma negli anni successivi vengono fatte risalire all’incidente 25000 morti e 560000 persone che riportano danni irreversibili. Ancora oggi a Bhopal si “respirano” le conseguenze tossiche!
Ecco in seguito il video di Marco Paolini che racconta così questa tragedia: 

“La lezione di Bhopal è la lezione di uno stabilimento abbandonato, in cui le cose non sono state finite, la lezione di una bonifica non compiuta, che crea le premesse attraverso l’incuria, attraverso la sottovalutazione sistematica del rischio, di un’apocalisse quotidiana dentro una città”.

Dalle sue parole si delinea la situazione di incuria che ha preceduto in disastro. Bhopal è stata un’esperienza tragica e penso che, proprio in quanto esperienza, sia un’occasione di apprendimento. Dopo una catastrofe come questa, infatti, si sviluppa una memoria storica collettiva in cui le vittime diventano testimoni. Quella che Paolini chiama “la lezione di Bhopal” non è avvenuta invano, se può diventare spunto per incrementare le azioni di prevenzione per le generazioni future o per altre situazioni simili!
Penso che per imparare dal passato non basta la presenza delle testimonianze di chi ha vissuto direttamente l’esperienza, ma è anche necessaria la responsabilità personale di ciascuno: di fronte a queste tragedie non si può chiudere gli occhi e far finta che nulla sia successo, ma bisogna avere consapevolezza che quegli eventi incredibili sono successi davvero, e che è in nostro potere lavorare per fare in modo che non si ripetano. Ecco perché è così importante la prevenzione!
 
 

FONTI:

Cosa fare se... Dovessimo assistere ad un incidente stradale?

In attesa dei soccorsi, possiamo dare una mano per limitare i danni alle vittime di un incidente stradale: in questo articolo scopriremo come.



Durante il corso per soccorritori 118, gli istruttori si sono raccomandati con noi studenti di tenere in macchina un paio di guanti di lattice per intervenire in caso dovessimo essere testimoni di un incidente stradale. Senza le attrezzature presenti sull'autoambulanza, però, l'aiuto che si può offrire è soprattutto finalizzato a limitare i danni mentre si aspettano i soccorsi. Cercherò di riassumere delle linee guida di comportamento per essere pronti ad agire nel momento dell'emergenza

Un buon metodo per prevenire l’insorgere di un’emergenza è proprio quello di essere a conoscenza dei probabili sviluppi delle situazioni critiche e delle possibili modalità per intervenire al fine di arginare i danni. Se un soggetto sa di dover rispondere ad un determinato segnale, infatti, le sue risposte saranno più veloci perché il corpo si attiva preventivamente e prepara l’organismo all’azione. (Koustanai, Boloix, Van Elslande, Bastien, 2008). Secondo Hick (1952), essere preparati è vantaggioso sia per le vittime, che riceverebbero così un intervento di aiuto mirato e funzionale, sia per la persona stessa che assiste all’evento e presta soccorso, la quale riuscirebbe a gestire meglio lo stress e le proprie emozioni, diminuendo la possibilità di sviluppare disturbi legati al trauma . Il trauma psicologico, infatti, si può sviluppare quando si assiste ad un evento di morte o minaccia di morte (a se stessi o ad altri) con sentimenti di impotenza. Riteniamo che sia molto importante diffondere conoscenze sulle modalità ottimali di azione nelle situazioni critiche, come quelle legate ad incidenti o a malori: essere attivi è fondamentale, tuttavia è necessario conoscere come muoversi, in modo da ovviare il rischio di provocare ulteriori danni.
Proprio per questo è importante conoscere cosa si può fare quando si assiste ad un incidente stradale.
Il primo aspetto di cui ci si deve occupare è quello della propria sicurezza: presumibilmente staremo guidando su una strada trafficata per cui, nonostante lo shock, bisogna fermarsi in un luogo sicuro, possibilmente prima dell’incidente e con le quattro frecce. Bisogna chiamare velocemente il 112 ed accertarsi dello stato di salute delle persone coinvolte, in modo da comunicare efficacemente il numero delle vittime ed il loro stato di salute.

Chi è coinvolto in un incidente stradale può presentare ferite visibili, ma è necessario prestare la massima attenzione a lesioni al di sopra delle spalle e ad eventuali alterazioni della coscienza, perché sono segnali che indicano un possibile trauma al rachide cervicale. Tuttavia, anche quando la vittima dell’incidente non appare ferita, ma anzi parla e cammina, non è possibile escludere un danno alla colonna.
È necessario quindi prestare la massima cautela e consigliare alla persona di rimanere ferma, seduta sul proprio sedile e di guardare dritto di fronte a sé. Saranno poi i soccorritori, con tecniche appropriate, a mobilizzarli in modo non traumatico. È comunque fondamentale seguire le indicazioni date dagli operatori 118.
FONTI:

giovedì 25 febbraio 2016

RISCHIO o PERICOLO?

Molto spesso usiamo come sinonimi le parole rischio e pericolo, questo, però, non è totalmente corretto, perché c’è un’importante differenza tra l’uno e l’altro: scopriamola!





 

Il tema dell'emergenza spesso viene associato a concetti come quelli di pericolo e rischio, credo sia necessario avere ben in mente cosa sia l'uno e cosa l'altro, per poi agire su di essi.
Il pericolo rimanda maggiormente ad eventi, situazioni non controllabili, che possono essere percepiti come minacciosi, incombenti e con conseguenze dannose. Il pericolo, per esempio, potrebbe essere il mare che si ritira e l’arrivo dello tsunami.
Cos'è, invece, il rischio? Il rischio dipende fortemente dalla valutazione soggettiva e personale della probabilità che accada qualcosa di spiacevole e della gravità dell’accaduto. Quindi, se il pericolo è strettamente legato alla certezza degli effetti, il rischio pone maggiormente l’accento sull'incertezza delle conseguenze. L’incertezza è un concetto chiave e del tutto psicologico, in quanto esiste solo nella mente umana, che non è onnisciente. 
Ritornando all'esempio precedente, davanti al mare in ritirata le reazioni delle persone saranno diverse: alcuni penseranno ad uno spettacolo memorabile, altri ad una marea eccezionale e solo alcuni ne intuiranno le gravità; questo è il rischio!
In base a questa distinzione è possibile dedurre che le nostre decisioni, in caso di eventi minacciosi imminenti, dipendono dalla percezione del pericolo e da come ci viene comunicato
Questo comporta che avere una buona conoscenza dei fenomeni, delle conseguenze di alcune condotte o eventi e delle tecniche per agire migliora senza dubbio la nostra capacità di decision making! 

Vedi anche: "Rischio allagamento!" - "Rischio industriale: il caso Seveso" - "Alla ricerca del RISCHIO"


 

Il potere delle emozioni

Le emozioni svolgono diverse funzioni, ma la loro dote più grande è la capacità di generare un cambiamento. 

 

 


"Il vantaggio delle emozioni è che ci traviano"
 
 Oscar Wilde

 

Buongiorno a tutti. Oggi vi voglio lasciare con una frase, a mio modesto parere, davvero importante. Si tratta di una delle tante riflessioni generate da uno dei più grandi autori di tutti i tempi: Oscar Wilde. Tale autore ha saputo condensare ed enfatizzare in così poche parole quanto vi avevo precedentemente anticipato sulle emozioni, ovvero il fatto che attraverso di esse noi tutti siamo in grado di modificare il modo di vedere le cose, i fatti e la realtà. Esse ci condizionano quanto più possibile nel profondo e ci accompagnano verso un cambiamento spesso non facile da attraversare. A volte tale mutazione è repentina e quasi impercettibile, altre volte invece è lenta, graduale e richiede uno sforzo individuale notevole.
Ogni emozione è diversa dall'altra, così come differente è il modo di viverla tipico di ciascuno di noi. Malgrado questo però, quale che sia la loro fonte di origine, e qualunque sia il modo di affrontarla, ogni emozione possiede una intensità tale da poter generare una trasformazione dapprima interiore e poi fisica.
Personalmente ho riflettuto a lungo su questo straordinario pensiero e mi auguro vivamente che anche voi possiate fare altrettanto. 


 
FONTI:

Chi sono gli eroi dell'emergenza?

Scopri l'importanza dei Tecnici della Prevenzione.

 
 
 
 
Buongiorno a tutti. Oggi voglio parlare assieme a voi di un tema particolare, il tema degli "eroi", ovvero coloro che qualunque sia l'impresa da affrontare, danno dimostrazione di straordinario coraggio e abnegazione, giungendo anche a sacrificare sé stessi. Ebbene, molto spesso si ha la concezione che le persone che lavorano nel campo delle emergenze siano dei veri e propri "eroi". Si assiste sempre più frequentemente alla messa in onda di programmi e serie televisive che mostrano immagini di soggetti pronti per esempio a lanciarsi tra le fiamme, spegnere incendi, soccorrere feriti e persone in difficoltà, e più in generale preparati a fronteggiare ogni genere di catastrofe. Il focus viene quindi posto sulla scena dell'emergenza, la quale, seppur costituisce il nodo centrale di tutto il processo di intervento, non rappresenta che una minima parte del lavoro svolto dalle diverse squadre di operatori. Va infatti sottolineato che il compito più cospicuo ed impegnativo è rappresentato dalla programmazione e dalla pianificazione di strategie d’azione, senza le quali ogni modalità di intervento risulterebbe vana. In tal senso la prevenzione rappresenta dunque uno strumento indispensabile e fondamentale che non solo non deve essere trascurato, ma deve anche essere impiegato ed adoperato nel miglior modo possibile, con cura, intelligenza e attenzione. Chi si occupa di prevenzione non viene definito un "eroe", eppure lo è perché proprio grazie all'attività di coloro che si occupano di questo ambito, è possibile evitare incidenti, disastri e catastrofi che altrimenti causerebbero migliaia di morti.

Vedi anche: La catena della sopravvivenza - Come salvare 250 VITE..


FONTI:
-http://www.aitep.eu/it/
-http://www.unpisi.it/

Come essere sempre pronti all'imprevisto

Dopo aver creato, con molta attenzione, un piano di emergenza, il passo successivo è quello di pensare a tutto ciò che potrebbe servire in caso di pericoli imminenti e imprevisti, in modo da avere a disposizione un kit sul quale fare affidamento. 






Perché è importante avere un kit d’emergenza? 

Riporto uno stralcio dell’intervista fatta a Greg Trevor, sopravvissuto all'attacco dell’11 Settembre 2001 alle Torri Gemelle: “Direi che l'evacuazione fu molto ordinata. La Port Authority aveva fissato prove di evacuazione obbligatorie ogni sei mesi. Ogni piano aveva del personale designato a coordinarle e ogni membro del personale aveva una torcia elettrica da usare durante le evacuazioni.”
Sull'importanza delle prove di evacuazione mi soffermerò più avanti, oggi voglio focalizzarmi su quanto sia stato utile che ogni dipendente possedesse una torcia. È un piccolo dettaglio, ma in situazioni tragiche sono queste finezze che possono risultare fondamentali per non causare il cosiddetto disastro nel disastro.
In situazioni di pericolo non sempre avremo a disposizione la corrente, e i nostri dispositivi elettrici potrebbero esaurire la loro carica; potrebbe non esserci una buona copertura di rete, sia perché le linee potrebbero essere intasate, sia perché potrebbero esserci dei guasti dovuti dalla situazione; ci si potrebbe ferire e i soccorsi potrebbero arrivare dopo ore o giorni. Partendo da questi presupposti provo a stendere una lista contenente ciò che risulta necessario avere in un kit di emergenza, a casa, in azienda, a scuola e in un qualsiasi altro ambiente:
  • Torce autoalimentate; 
  • Radio autoalimentate; 
  • Vecchi cellulari; 
  • Diversi dispositivi per la carica (es: caricatore a batteria e ad automobile); 
  • Mappa del luogo in cui ci troviamo (es: edificio, città, posto di villeggiatura, etc); 
  • Provviste alimentari non deperibili (es: barrette proteiche, frutta, verdure e carne in scatola, cibi dolci, succhi in scatola, etc.) 
  • Farmaci; 
  • Acqua; 
  • Coperte 
Vi viene in mente qualcos'altro?
Naturalmente a questa lista è possibile aggiungere molte altre cose, in base alle situazioni previste e allo specifico piano di emergenza. 
Oltre al kit risulta fondamentale avere delle piccole accortezze, come spegnere sempre in gas e non utilizzare le candele per far luce o calore, potrebbero infatti provocare un incendio o addirittura un’esplosione. 
Ah, quasi dimenticavo! È bene procurarsi una scatola impermeabile dove riporre il tutto, altrimenti in caso di allegamenti o alluvioni potreste rischiare di essere sprovvisti delle risorse provenienti da un accurato programma di previsione e prevenzione.


FONTI:
-http://undicisettembre.blogspot.it/2009/03/intervista-un-sopravvissuto-delle-torri.html

C’è sempre bisogno di un PIANO!

Il piano di emergenza aiuta ad orientare i comportamenti corretti in situazioni critiche. Ma cos'è e come si costruisce?






Per essere pronti a tutto c’è sempre bisogno di un piano, ma a volte uno addirittura non basta e, abbiamo bisogno di un piano B, uno C e così via. 
In determinate situazioni i piani non sono sufficienti ed è necessario improvvisare. Avere delle linee da seguire può aiutarci nella gestione dell’imprevisto: sapere cosa fare, dove andare, chi chiamare, a chi rivolgersi può evitare di fare delle scelte clamorosamente sbagliate, così da mettere in atto comportamenti adeguati e non pericolosi, per sé stessi e per gli altri. Per tutte queste ragioni è importante creare un piano d’emergenza, che consiste “nell’insieme delle procedure operative di intervento”, necessarie per fronteggiare calamità attese o improvvise e di eventi pericolosi e inaspettati.
Il piano d’emergenza è articolato in tre parti fondamentali:
  • Parte generale: raccolta delle informazioni caratteristiche e strutturali del territorio o edificio;
  • Lineamenti della pianificazione: definizione delle competenze e dei comportamenti dei vari operatori e degli obiettivi da raggiungere per attuare un’adeguata risposta alla situazione d’emergenza;
  • Modello d’intervento: assegnazione di responsabilità, soprattutto decisionale, utilizzo razionale delle risorse, definizione di una comunicazione funzionale per lo scambio immediato e costante di informazioni.
Grazie al piano d’emergenza ognuno avrà un compito, una responsabilità
specifica e quindi saprà come comportarsi, quali sono le risorse dell’ambiente circostante: questo vuol dire ad esempio conoscere le uscite di emergenza più vicine, il punto di ritrovo, la posizione dell’estintore e in quali circostanze usarlo, e così via.

Il piano d’emergenza è un documento in aggiornamento continuo, in quanto deve modificarsi in base alle evoluzioni territoriali e degli scenari attesi, e abbastanza flessibile e semplice, così da potersi adattare a diverse situazioni in modo operativo.
L’essere pronti in questo modo significa avere più possibilità di ottima riuscita: come sempre avere un piano rende tutto più semplice! 
 
 
Vi lascio allegate le istruzioni per la stesura di un piano di emergenza:


mercoledì 24 febbraio 2016

Qualche cartello..

Quali sono i cartelli da conoscere per sapersi orientare nelle situazioni di emergenza?


Allarme antincendio



Estintore antincendio
Scala antincendio
Pronto Soccorso
Telefono di emergenza

Uscita di emergenza
Defibrillatore
semiautomatico






































In tutte le aziende e unità produttive deve essere presente la segnaletica di sicurezza. Le disposizioni sono regolate dal decreto legislativo 81/08. Queste sono molto importanti perché fanno parte dell'informazione data ai lavoratori, infatti la segnaletica serve a indicare dove si trovano i rischi, le attrezzature e le vie di fuga che bisogna tener presente in caso di pericolo.

I cartelli di indicazione dovrebbero essere delle
affordance, ovvero degli oggetti che suggeriscono un comportamento (Gibson, 1979). Tuttavia non sempre il comportamento suggerito è quello progettato, di conseguenza può succedere che nel momento stesso del pericolo le persone facciano molta fatica ad individuare i cartelli e le mappe volti a far loro attuare un comportamento sicuro o a far trovare le vie di fuga.

È proprio per questo motivo, infatti, che è importante conoscere bene i cartelli e sapere già le informazioni riguardanti la sicurezza degli edifici che si frequentano maggiormente. Questo non è scontato, infatti anche se abbiamo davanti agli occhi il cartello "exit" dell'ufficio ogni giorno, può essere che non sappiamo dove sia! Questo succede perchè ci sono degli aspetti utilitaristici della percezione, per cui tendiamo a vedere solo ciò che ci serve. Spero che la progettazione degli ambienti sarà sempre più attenta all'aspetto cognitivo, favorendo quindi la percezione di affordances corrette, nel frattempo vi invito ad iniziare a far caso ai cartelli ed alle mappe presenti nel vostro luogo di lavoro o di studio!


FONTI:
-
http://www.decreto-legislativo-81-08.it/
- Gibson, James,(1979). The ecological approach to visual perception. Houghton Mifflin, Boston.
https://sites.google.com/site/manmachineman3m/usabilita



Alla ricerca del RISCHIO

Perché spesso corriamo dei pericoli evitabili, rischiando così il tutto per tutto? 






Ogni giorno rischiamo qualcosa, in mille mila modi differenti, a volte senza nemmeno rendercene conto. 
La nostra società viene definita SOCIETÀ del RISCHIO, in quanto sembra essere alla continua ricerca di sensazioni molto forti. Questo atteggiamento ha un nome specifico e viene definito sensation seeking, che delinea questa ricerca spasmodica di sensazioni forti. Il cosiddetto sensation seeker non sopporta la noia e perseguendo questa ricerca tende ad avvicinarsi a grandi pericoli che sceglie di affrontare, decide dunque di correre il rischio! 
Vi propongo questa frase, che è un po’ l’emblema del pensiero della nostra società del rischio: “Nella vita ci sono rischi che non possiamo permetterci di correre e ci sono rischi che non possiamo permetterci di non correre” Peter F. Drucker. 
Mi piacerebbe, partendo da questa frase, stimolare qualche riflessione su qual è la linea di confine tra i rischi accettabili e quelli da evitare assolutamente. 

Per un approfondire maggiormente la questione vi rimando al post sulla differenza tra rischio e pericolo, spesso utilizzati come sinonimi.

Vedi anche: "Sì, so già che mettere il casco è più sicuro..." - "Rischio industriale: il caso Seveso"