FormAzione all'improvviso

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lunedì 29 febbraio 2016

Rischio allagamento!

Che cos'è un rischio? Come ridurlo al minimo? Ecco un esempio!



Nella psicologia dell' emergenza, il rischio viene definito come la possibilità di un danno o  perdita come conseguenza ad una decisione o azione umana. Si tratta quindi di qualcosa che, in parte, possiamo influenzare. Come? Attraverso la preparazione e prevenzione!
Spesso questo si traduce, per gli psicologi dell'emergenza, nell'elaborare delle esercitazioni, ovvero una metodologia per la formazione durante la quale i partecipanti svolgono un compito seguendo delle precise indicazioni date da un esperto. Le esercitazioni aiutano a ridurre il rischio, infatti la consapevolezza di "sapere cosa fare in caso di emergenza", è molte volte un fattore decisivo per ridurre lo stress ed attivare delle strategie per fronteggiare il pericolo (Sbattella, 2009).
L'esempio di rischio ed esercitazione di cui vorrei parlare riguarda gli allagamenti e le esondazioni, un importante rischio che riguarda i molti territori italiani che si trovano in prossimità a fiumi o laghi. Dopo un’attenta pianificazione, volta ad individuare le probabili zone di allagamento e ad elaborare delle modalità di allerta ed allontanamento della popolazione interessata, l'esercitazione è stata svolta nel 2013 a Pusiano, a causa di un evento reale accaduto nel 2002.
Si è trattato di un’importante esercitazione che ha coinvolto 650 volontari ed ha previsto delle forti precipitazioni con conseguenti esondazione del fiume Lambro ed del lago Pusiano.
L’obiettivo è stato quello di verificare l’efficacia dell’allerta nella fase di previsione, la conseguente attivazione delle organizzazioni di volontariato, la gestione dell’emergenza e le risorse locali disponibili. Infine,  un aspetto psicologico che caratterizza ogni esercitazione è quello del debriefing, durante il quale vengono valutati i punti di forza e di debolezza allo scopo di un miglioramento futuro e dell’eventuale aggiornamento dei piani d’azione esistenti.

Vedi anche: "Le simulazioni: esperimenti sul campo"


FONTI:

Rischio industriale: il caso Seveso

Un esempio dal passato: scopri che cos'è il rischio industriale e quali effetti può determinare sull'ambiente.





Buongiorno a tutti quanti voi lettori. Oggi vi parlerò del rischio industriale, con il cui termine si intende un incidente all’interno di un insediamento industriale, a seguito del quale si possono sviluppare incendi, esplosioni o propagazioni di nubi tossiche, con conseguenti danni alla popolazione e all’ambiente.
Per quanto concerne gli effetti sulla salute umana, essi variano sia a seconda delle caratteristiche e della concentrazione delle sostanze disperse nell’atmosfera, sia a seconda della durata d’esposizione e della dose assorbita.
Gli effetti sull’ambiente invece sono legati alla contaminazione, da parte delle sostanze tossiche, dell’atmosfera, dell’acqua e del suolo. I danni si ripercuotono dunque sia su flora e fauna, ma anche sulle strutture.

Le conseguenze di un incidente industriale possono essere moderate dalla realizzazione di piani di emergenza adeguati, sia interni sia esterni. Nello specifico questi ultimi prevedono misure di autoprotezione e comportamenti da far adottare alla popolazione.
Nella maggior parte dei casi gli incidenti industriali sono generati da anomalie degli impianti di funzionamento. Per fornire un esempio pratico, a causare il disastro presso lo stabilimento della società ICMESA nella zona di Seveso, il giorno 10 Luglio del 1976, fu proprio un’anomalia nel sistema di controllo di un reattore chimico destinato alla produzione di triclorofenolo (componente dei diserbanti). Sebbene l’esplosione del reattore venne evitata grazie all’apertura delle valvole di sicurezza, tale avaria fece salire la temperatura oltre i limiti previsti, determinando una modificazione nella reazione chimica, a seguito della quale si formò una delle sostanze chimiche più tossiche: la diossina. Una volta nell’aria, la diossina diede vita a una nube tossica che colpì diversi comuni: Meda, Cesano Maderno, Desio e soprattutto Seveso.
I danni che ne conseguirono furono spaventosi. Le aree verdi colpite dalla nube si disseccarono, gli animali dovettero essere abbattuti e se anche non ci furono morti, le persone vennero colpite da una forte dermatosi, la cloracne, che crea lesioni e cisti sebacee. Oggi la situazione che si presenta in questi territori è decisamente migliorata, soprattutto grazie ad un rimboscamento che ha dato origine al Parco Naturale Bosco delle Querce. Ma a distanza di anni gli effetti della diossina, ancora oggetto di studio, continuano a incutere timore.
 
 
FONTI:

Quando le fiamme si propagano: gli incendi

Cosa sono gli incendi, come si classificano e in che modo è possibile prevenirli.

 
 
 
 
Buona sera a tutti voi lettori. Oggi affronterò il tema degli incendi, un fenomeno a cui purtroppo assistiamo sempre più frequentemente.
Prima di cominciare, è bene ricordare che nel nostro paese circa il 30% della superficie territoriale è costituito da boschi e foreste. Tale patrimonio italiano è tra i più importanti d’Europa non solo per ampiezza, ma anche per varietà di specie. Si tratta quindi di una immensa ricchezza per l’economia, l’ambiente, l’equilibrio del territorio e soprattutto per la conservazione della biodiversità e del paesaggio.
Nonostante ciò, ogni anno migliaia di ettari di bosco vengono bruciati a causa di incendi di natura dolosa o colposa, legati alla disattenzione degli uomini o alla speculazione edilizia. I danni causati da tali eventi sono molteplici e possono coinvolgere più aspetti del sistema, con conseguenze gravissime. Viene infatti definito incendio boschivo “un fuoco che tende ad espandersi su aree boscate, cespugliate o arborate, comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate che si trovano all’interno delle stesse aree, oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi alle aree”, (art. 2 della Legge n. 353 del 2000).
Tale incendio è costituito da un fuoco che si propaga sempre di più, causando seri danni alla vegetazione e agli insediamenti umani. Nello specifico quando il fuoco si trova vicino a luoghi frequentati da delle persone, si parla di incendi di interfaccia.
Sulla base di quanto appena detto, risulta evidente che l’approccio più adeguato per contrastare gli incendi e quindi conservare il patrimonio boschivo, sia quello non di privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi, ma al contrario di promuovere le attività di previsione e prevenzione, (Legge-quadro sugli incendi boschivi; Legge n. 353 del 2000). Le prime consistono essenzialmente nell’identificare le aree ed i periodi a rischio di incendio boschivo, mentre le seconde comportano la messa in atto di azioni specifiche e mirate a ridurre le cause di incendio, e successivamente interventi rivolti a mitigare i danni conseguenti.

domenica 28 febbraio 2016

Pronti per EXPO!

EXPO: quali sono stati i programmi di prevenzione?




A luglio 2015 ho avuto modo di partecipare attivamente come volontaria per due settimane ad Expo. E stata una bellissima esperienza, ma ho avuto modo di percepire, alcune volte, un clima di tensione derivato dalla percezione di pericolo. La presenza di così tante persone in un luogo pubblico ha preoccupato molto gli organizzatori dell'esposizione, tanto che sono state prese diverse misure di prevenzione e sicurezza. Due anni prima di EXPO 2015, per esempio, la Protezione Civile di Regione Lombardia ha organizzato un’esercitazione per prepararsi ad operare in caso di blackout elettrico ed esondazione del Seveso. L’area interessata è stata quella dei comuni di Milano, Rho e Pero. Gli obiettivi erano quelli di controllare i tempi di reazione, predisporre dei piani d’azione adattivi, testare i piani di emergenza e verificare l’efficacia della comunicazione tra gli enti in gioco. La comunicazione, infatti, è uno degli aspetti critici che vengono intaccati nel caso di blackout, che crea un particolare disagio per persone e servizi. In qualsiasi emergenza, tuttavia, la comunicazione diviene spesso difficoltosa a causa del sovraccarico della rete telefonica.
L’esercitazione ha coinvolto Enti di gestione e prevenzione delle emergenze, come la Protezione Civile; gestori di infrastrutture e servizi ed aziende potenzialmente a rischio.
Il programma dell'esercitazione ha previsto tre giornate:
  • PRIMO GIORNO: preparazione e programmazione
  • SECONDO GIORNO: messa in atto dello scenario di esercitazione, con attivazione dei centri di gestione dell’emergenza fino alla risoluzione del problema (circa 7 ore)
  • TERZO GIORNO: debriefing, in cui sono stati condivisi punti di vista, forse e debolezze al fine di stendere delle linee guida per la prevenzione del rischio. Il debriefing svolge una funzione psicologica importantissima sia in emergenza che non, perchè permette alle persone coinvolte di condividere vissuti, confrontarsi e trovare supporto negli altri. In particolare, il debriefing psicologico è un intervento di gruppo che viene spesso condotto da un professionista a seguito di un vissuto difficile, con l'obiettivo di ridurre la tensione ed evitare traumi nel lungo termine.


FONTI:
- Pubblicazione Regionale Lombardia - Unità Organizzativa Protezione Civile

I successi della PREVENZIONE!

Un esempio di cosa vuol dire investire tempo e denaro in piani di formazione che salvano la vita. 







Milano

18 Aprile 2002
17:45 
Aereo turistico si schianta contro il ventiseiesimo piano del grattacielo Pirelli. 

3 sono i morti: il pilota dell’aereo e due donne che si trovavano nella sede della Regione Lombardia. 

Una settantina i feriti.

Ogni vita ha, certamente, un valore inestimabile, ma il bilancio sarebbe potuto essere molto superiore, dato che si tratta di un palazzo che accoglie più di 1.300 persone ogni giorno. Fortunatamente l’orario di lavoro era appena terminato e, quindi, erano presenti all’interno dell’edificio solo 300 dipendenti. Nonostante ciò il bilancio resta sempre sorprendente! Questo può essere anche letto come il successo di un grande sforzo di tutela della sicurezza, politica promossa dalla Regione Lombardia.

Viviana Beccalossi, nel 2007 vicepresidente del consiglio regionale lombardo, dopo una prova di evacuazione del palazzo Pirelli esordisce in questo modo, facendo riferimento al drammatico evento dell’Aprile 2002: “il bilancio di quel tragico incidente avrebbe potuto essere ben più grave se non avessimo organizzato questo importante momento di formazione. Quindi, continueremo a ripetere prove di questo tipo più volte all'anno perché siamo convinti dell'importanza di aiutare i nostri colleghi a lasciare il proprio posto di lavoro in totale sicurezza”.

Noi crediamo nel momento della formazione, allo stesso tempo ci rendiamo conto che solo dopo alcune tragedie è possibile apprezzare davvero la sua ricchezza.  Durante le esercitazioni, forse, presi da altre urgenze pensiamo siano una perdita di tempo (come la spiegazione delle hostess sull’aereo prima della partenza), eppure quei momenti risultano preziosi in circostanze critiche e minacciose.


I dipendenti che lavorano nel palazzo della Regione Lombardia e i loro superiori hanno colto l’importanza di queste esperienze e hanno promosso, in collaborazione con le direzioni Protezione Civile e Sanità, un’iniziativa che si inserisce nell’ambito della “Settimana della Sicurezza”. Questa proposta ha tre obiettivi specifici: informare, prevenire, tutelare. Perciò la Regione ha realizzato e distribuito ad ogni dipendente tre manuali, tascabili ma precisi, su temi, quali la sicurezza, la salute e la qualità della vita; inoltre “sono state organizzate riunioni che illustrano la legislazione vigente sulla materia, seminari sulla corretta e sana alimentazione, visite guidate alla Centrale Operativa della Regione e anche la possibilità di effettuare uno screening metabolico che prevede l'analisi di glicemia, colesterolo, trigliceridi, oltre che la misurazione della pressione arteriosa.”

Queste iniziative, ma soprattutto i loro risultati devono essere degli esempi per ogni azienda, ente pubblico e privato.


Vedi anche: "Pronti per EXPO!" - "C'è sempre bisogno di un PIANO!" 


Le simulazioni: esperimenti sul campo

Cosa sono le simulazioni, a cosa servono e quali soggetti coinvolgono.  


 

 

Buongiorno a tutti! Qualche giorno fa vi ho parlato delle esercitazioni. Oggi ci concentreremo dunque su quelle che vengono invece definite simulazioni: ovvero delle riproduzioni in contesti di sicurezza di fenomeni o eventi critici. L’obiettivo principale di tali procedure consiste nel comprendere e nello studiare la dinamica e la complessità processuale.
La simulazione viene generalmente considerata un esperimento sul campo che è in grado di evidenziare l’adeguatezza di un modello teorico, il quale prevede ipotesi sulle caratteristiche di una situazione di crisi. Nello specifico, per modelli teorici si intendono delle schematizzazioni volte a semplificare e rendere quanto più comprensibile delle situazioni complesse. Essi puntano quindi ad individuare sia le principali variabili di un processo dinamico, sia le loro reazioni. Tanto più il modello risulta adeguato, tanto più dovrebbero emergere sul campo i comportamenti previsti.
La foto soprastante è un chiaro esempio di tutte le squadre e le varie associazioni e organizzazioni che sono coinvolte nelle simulazioni: ovvero le stesse che interverrebbero qualora si verificasse realmente una catastrofe.



FONTI:

Come salvare 250 VITE..

La SUVA, una compagnia assicurativa, lancia un'iniziativa SICURA: "Tirocinio in Sicurezza".





Oggi ci addentriamo nel vivo delle campagne di prevenzione! Questo video, che vi propongo, mostra un'importante iniziativa, che speriamo possa essere d'esempio.
A livello psicologico l'essere consapevoli dei pericoli ed allenati a mettere in atto determinati comportamenti sicuri, ci porta ad interiorizzare degli schemi comportamentali corretti. Questo risulta essere fondamentale, soprattutto quando si tratta di lavori rischiosi, perché davanti ad una situazione pericolosa sarà più semplice non sbagliare e salvare la vita propria ed altrui.
La prevenzione rende possibile tutto questo, non dovremmo mai dimenticarlo! 

ESSERE PREPARATI FA DAVVERO LA DIFFERENZA!



FONTI:

sabato 27 febbraio 2016

L'esercitazione in emergenza

Le esercitazioni sono uno strumento fondamentale per poter prevenire e apprendere. Scopri in che modo...

 
 


 
Buonasera a tutti voi lettori. Oggi vi presenterò il quadro teorico inerente le esercitazioni, ovvero delle procedure che, come previsto dalla legge, hanno l’obbligo di essere realizzate periodicamente.
Dal punto di vista delle organizzazioni, l’esercitazione rappresenta una occasione per: aggiornare la conoscenza delle persone che costituiscono la rete sociale, mobilitare mezzi, integrare le organizzazioni che sono parte del sistema e verificare le attrezzature. In aggiunta, essa possiede anche lo scopo di preparare la popolazione ed i soggetti interessati alla gestione delle emergenze, ai corretti comportamenti da dottare. Le esercitazioni prevedono il coinvolgimento di diverse strutture e componenti del Servizio Sanitario, oltre che la partecipazione di enti e amministrazioni di vari natura che concorrono alla gestione di una emergenza reale. Tali procedure possono realizzarsi su più livelli:

- Nazionale
- Regionale
- Provinciale
- e Comunale.

Gli elementi essenziali della programmazione di un'esercitazione sono contenuti nel "Documento di Impianto dell'Esercitazione" approvato e condiviso da tutte le amministrazioni partecipanti. Tale atto individua non solo l’ambito territoriale e lo scenario di rischio di riferimento, ma anche il sistema di coordinamento, gli obiettivi, le strategie di intervento e le modalità di coinvolgimento della popolazione. In conclusione, tali metodologie rappresentano quindi delle vere e proprie occasioni di prevenzione e di apprendimento, e data la loro complessità, le esercitazioni sono preparate in ogni singolo dettaglio.

Per un maggiore approfondimento e per prendere visone di alcuni esempi di esercitazioni, si rimanda al sito della protezione civile
.
 
 
FONTI:
-Sito Protezione Civile; http://www.protezionecivile.gov.it/

giovedì 25 febbraio 2016

Come essere sempre pronti all'imprevisto

Dopo aver creato, con molta attenzione, un piano di emergenza, il passo successivo è quello di pensare a tutto ciò che potrebbe servire in caso di pericoli imminenti e imprevisti, in modo da avere a disposizione un kit sul quale fare affidamento. 






Perché è importante avere un kit d’emergenza? 

Riporto uno stralcio dell’intervista fatta a Greg Trevor, sopravvissuto all'attacco dell’11 Settembre 2001 alle Torri Gemelle: “Direi che l'evacuazione fu molto ordinata. La Port Authority aveva fissato prove di evacuazione obbligatorie ogni sei mesi. Ogni piano aveva del personale designato a coordinarle e ogni membro del personale aveva una torcia elettrica da usare durante le evacuazioni.”
Sull'importanza delle prove di evacuazione mi soffermerò più avanti, oggi voglio focalizzarmi su quanto sia stato utile che ogni dipendente possedesse una torcia. È un piccolo dettaglio, ma in situazioni tragiche sono queste finezze che possono risultare fondamentali per non causare il cosiddetto disastro nel disastro.
In situazioni di pericolo non sempre avremo a disposizione la corrente, e i nostri dispositivi elettrici potrebbero esaurire la loro carica; potrebbe non esserci una buona copertura di rete, sia perché le linee potrebbero essere intasate, sia perché potrebbero esserci dei guasti dovuti dalla situazione; ci si potrebbe ferire e i soccorsi potrebbero arrivare dopo ore o giorni. Partendo da questi presupposti provo a stendere una lista contenente ciò che risulta necessario avere in un kit di emergenza, a casa, in azienda, a scuola e in un qualsiasi altro ambiente:
  • Torce autoalimentate; 
  • Radio autoalimentate; 
  • Vecchi cellulari; 
  • Diversi dispositivi per la carica (es: caricatore a batteria e ad automobile); 
  • Mappa del luogo in cui ci troviamo (es: edificio, città, posto di villeggiatura, etc); 
  • Provviste alimentari non deperibili (es: barrette proteiche, frutta, verdure e carne in scatola, cibi dolci, succhi in scatola, etc.) 
  • Farmaci; 
  • Acqua; 
  • Coperte 
Vi viene in mente qualcos'altro?
Naturalmente a questa lista è possibile aggiungere molte altre cose, in base alle situazioni previste e allo specifico piano di emergenza. 
Oltre al kit risulta fondamentale avere delle piccole accortezze, come spegnere sempre in gas e non utilizzare le candele per far luce o calore, potrebbero infatti provocare un incendio o addirittura un’esplosione. 
Ah, quasi dimenticavo! È bene procurarsi una scatola impermeabile dove riporre il tutto, altrimenti in caso di allegamenti o alluvioni potreste rischiare di essere sprovvisti delle risorse provenienti da un accurato programma di previsione e prevenzione.


FONTI:
-http://undicisettembre.blogspot.it/2009/03/intervista-un-sopravvissuto-delle-torri.html

C’è sempre bisogno di un PIANO!

Il piano di emergenza aiuta ad orientare i comportamenti corretti in situazioni critiche. Ma cos'è e come si costruisce?






Per essere pronti a tutto c’è sempre bisogno di un piano, ma a volte uno addirittura non basta e, abbiamo bisogno di un piano B, uno C e così via. 
In determinate situazioni i piani non sono sufficienti ed è necessario improvvisare. Avere delle linee da seguire può aiutarci nella gestione dell’imprevisto: sapere cosa fare, dove andare, chi chiamare, a chi rivolgersi può evitare di fare delle scelte clamorosamente sbagliate, così da mettere in atto comportamenti adeguati e non pericolosi, per sé stessi e per gli altri. Per tutte queste ragioni è importante creare un piano d’emergenza, che consiste “nell’insieme delle procedure operative di intervento”, necessarie per fronteggiare calamità attese o improvvise e di eventi pericolosi e inaspettati.
Il piano d’emergenza è articolato in tre parti fondamentali:
  • Parte generale: raccolta delle informazioni caratteristiche e strutturali del territorio o edificio;
  • Lineamenti della pianificazione: definizione delle competenze e dei comportamenti dei vari operatori e degli obiettivi da raggiungere per attuare un’adeguata risposta alla situazione d’emergenza;
  • Modello d’intervento: assegnazione di responsabilità, soprattutto decisionale, utilizzo razionale delle risorse, definizione di una comunicazione funzionale per lo scambio immediato e costante di informazioni.
Grazie al piano d’emergenza ognuno avrà un compito, una responsabilità
specifica e quindi saprà come comportarsi, quali sono le risorse dell’ambiente circostante: questo vuol dire ad esempio conoscere le uscite di emergenza più vicine, il punto di ritrovo, la posizione dell’estintore e in quali circostanze usarlo, e così via.

Il piano d’emergenza è un documento in aggiornamento continuo, in quanto deve modificarsi in base alle evoluzioni territoriali e degli scenari attesi, e abbastanza flessibile e semplice, così da potersi adattare a diverse situazioni in modo operativo.
L’essere pronti in questo modo significa avere più possibilità di ottima riuscita: come sempre avere un piano rende tutto più semplice! 
 
 
Vi lascio allegate le istruzioni per la stesura di un piano di emergenza:


domenica 21 febbraio 2016

LA PREVENZIONE è GENIALITÀ!


"Gli intellettuali risolvono i problemi; i geni li prevengono"


Albert Einstein 




Risolvere problemi non è semplice, c'è bisogno di grandi capacità e competenze, sono necessarie ottime strategie di problem solving. Ma ben più difficile è anticipare un possibile problema, figurarselo e pensare a ipotetiche soluzioni, a ostacoli imprevisti e a come uscirne illesi. Questo oltre ad essere fondamentale, è GENIALE ed è possibile grazie alla PREVENZIONE! 
Nei prossimi post verranno affrontati molti argomenti, alcuni potrebbero sembrare allontanarsi dalla chiave psicologica, ma questo sarà solo apparente perché tutto avrà il fine ultimo della PREVENZIONE psicologica, che si tradurrà nella stesura di un piano di emergenza o nella preparazione di un kit, o anche nell'esplorazione di nuove applicazioni per rendere i soccorsi più immediati. Dietro a tutto ciò non dimenticate di leggere la genialità della prevenzione!

Vedi anche: "I successi della PREVENZIONE!" - "Come salvare 250 VITE.." - "Quando le fiamme si propagano: gli incendi" 


Prevenzione... ma con attenzione!

Non pensare di poter vivere sotto una campana di vetro: impara il vero significato della prevenzione.

 
 
 
 


Buon giorno a tutti. Oggi voglio introdurvi in maniera innovativa il concetto di prevenzione. Al termine di questa breve introduzione troverete infatti allegato il video con il testo della canzone dei suricata, contenuta nel film il “Re leone 3”. Come noterete la sopravvivenza di questi animali è strettamente legata alla costruzione della tana, unico posto in cui poter vivere liberi e sicuri da ogni pericolo. Tale pensiero rappresenta esattamente l’opposto della prevenzione. Di fatto, con quest’ultimo termine si intende l'insieme di azioni finalizzate ad impedire o ridurre il rischio, ovvero la probabilità che si verifichino eventi non desiderati. Questo però non significa vivere come fanno i suricata nel terrore e nell’angoscia di ciò che può effettivamente capitare, non significa vivere con l’eterna agonia e con l’idea che l’unico posto protetto sia la propria casa. Bisogna infatti ricordare che quando si verifica un’emergenza, nessun luogo è esente da rischi e pericoli; le minacce seppur con intensità differenti sono presenti ovunque. Inoltre, per quanto sia possibile prevedere un determinato evento, la realtà si discosta sempre in una certa misura da quanto è stato invece ipotizzato. Quindi va bene prevenire, ma non bisogna poi pensare di poter vivere in una campana di vetro!
Con questo pensiero vi auguro un buon ascolto!
 

 
Chi va là?
Quando viene la iena smammmma!
Via!
Una tana
scava una tana,
nella tana
scappa nella tana.
Una tana
scava la tana
e se vedi la iena vai.
Scava!
Una tana
scava una tana,
stai attento forse ti frana
e non devi stare in campana…
Chi va là?
E se vedi la iena vai.
Scava!
Nella tana tu vivrai di più,
scava tanto e vai più giù…
Nella tana c'è la libertà,
la tua vita è tutta qua…
Fango e argilla finché ne vuoi,
sono loro gli amici tuoi!
E se la tana la finirai,
alleluia e da capo vai!
Vai!
Una tana
scava una tana,
nella tana
scappa nella tana.
Una tana
scava la tana…
Chi va là?
E se vedi la iena vai!


FONTI:
-Walt Disney, "Il Re Leone 3 - Hakuna Matata"