lunedì 29 febbraio 2016

"Si, so già che mettere il casco è più sicuro..."

Un aiuto dalla psicologia per scoprire come mai non sempre facciamo la cosa più sicura.



“Si, so già che mettere il casco è più sicuro…” è una frase che chi si occupa della sicurezza in azienda può sentirsi dire da un dipendente. Non è scontato, però, che quella stessa persona metta il casco mentre lavora! Come mai? È un comportamento che può stupire, tuttavia ne siamo un po’tutti coinvolti: si sa che il fumo fa male, ma in tanti fumano; si sa che la cintura di sicurezza va messa anche quando si è seduti sui sedili posteriori, eppure non tutti lo fanno… La lista di esempi simili potrebbe essere infinita, ma dobbiamo chiederci perché le nostre credenze spesso non coincidono con i nostri comportamenti.

La psicologia inizialmente ha dato per scontato che sviluppando una credenza in una persona, questa si sarebbe comportata in modo coerente. A partire dagli anni ’60, però si è resa conto che non è possibile ritrovare una relazione coerente, per cui sono iniziate numerose ricerche volte ad indagare il legame tra credenze di una persona ed i suoi comportamenti conseguenti. I risultati delle ricerche, però, furono molto variabili. Per cercare di spiegare questo fenomeno le ricerche in campo psicologico iniziarono a concentrarsi su quando la relazione pensiero – azione risulta coerente.

Un importante risultato ha riguardato la presenza di variabili moderatrici, ovvero di fattori al variare dei quali si verifica una modificazione della relazione tra credenze e comportamenti (Baron e Kenny, 1986). I risultati più chiari ed interessanti hanno mostrato che è maggiormente possibile predire un comportamento quando gli atteggiamenti di partenza sono stabili, facili da ricordare, formati da un’esperienza personale diretta, ritenuti sicuri dalla persona e coerenti. Quando invece non sono presenti queste caratteristiche, difficilmente la persona metterà in atto comportamenti coerenti con le proprie credenze.
La psicologia si è quindi estesamente occupata di questi aspetti, tuttavia nelle aziende spesso non viene richiesto l'aiuto di uno psicologo per favorire la prevenzione della sicurezza del lavoratore. Penso invece che sarebbe davvero vantaggioso riconoscere l'importante ruolo che questi professionisti potrebbero svolgere. 

Vedi anche: "Le euristiche"


FONTI:

Rischio allagamento!

Che cos'è un rischio? Come ridurlo al minimo? Ecco un esempio!



Nella psicologia dell' emergenza, il rischio viene definito come la possibilità di un danno o  perdita come conseguenza ad una decisione o azione umana. Si tratta quindi di qualcosa che, in parte, possiamo influenzare. Come? Attraverso la preparazione e prevenzione!
Spesso questo si traduce, per gli psicologi dell'emergenza, nell'elaborare delle esercitazioni, ovvero una metodologia per la formazione durante la quale i partecipanti svolgono un compito seguendo delle precise indicazioni date da un esperto. Le esercitazioni aiutano a ridurre il rischio, infatti la consapevolezza di "sapere cosa fare in caso di emergenza", è molte volte un fattore decisivo per ridurre lo stress ed attivare delle strategie per fronteggiare il pericolo (Sbattella, 2009).
L'esempio di rischio ed esercitazione di cui vorrei parlare riguarda gli allagamenti e le esondazioni, un importante rischio che riguarda i molti territori italiani che si trovano in prossimità a fiumi o laghi. Dopo un’attenta pianificazione, volta ad individuare le probabili zone di allagamento e ad elaborare delle modalità di allerta ed allontanamento della popolazione interessata, l'esercitazione è stata svolta nel 2013 a Pusiano, a causa di un evento reale accaduto nel 2002.
Si è trattato di un’importante esercitazione che ha coinvolto 650 volontari ed ha previsto delle forti precipitazioni con conseguenti esondazione del fiume Lambro ed del lago Pusiano.
L’obiettivo è stato quello di verificare l’efficacia dell’allerta nella fase di previsione, la conseguente attivazione delle organizzazioni di volontariato, la gestione dell’emergenza e le risorse locali disponibili. Infine,  un aspetto psicologico che caratterizza ogni esercitazione è quello del debriefing, durante il quale vengono valutati i punti di forza e di debolezza allo scopo di un miglioramento futuro e dell’eventuale aggiornamento dei piani d’azione esistenti.

Vedi anche: "Le simulazioni: esperimenti sul campo"


FONTI:

Rischio industriale: il caso Seveso

Un esempio dal passato: scopri che cos'è il rischio industriale e quali effetti può determinare sull'ambiente.





Buongiorno a tutti quanti voi lettori. Oggi vi parlerò del rischio industriale, con il cui termine si intende un incidente all’interno di un insediamento industriale, a seguito del quale si possono sviluppare incendi, esplosioni o propagazioni di nubi tossiche, con conseguenti danni alla popolazione e all’ambiente.
Per quanto concerne gli effetti sulla salute umana, essi variano sia a seconda delle caratteristiche e della concentrazione delle sostanze disperse nell’atmosfera, sia a seconda della durata d’esposizione e della dose assorbita.
Gli effetti sull’ambiente invece sono legati alla contaminazione, da parte delle sostanze tossiche, dell’atmosfera, dell’acqua e del suolo. I danni si ripercuotono dunque sia su flora e fauna, ma anche sulle strutture.

Le conseguenze di un incidente industriale possono essere moderate dalla realizzazione di piani di emergenza adeguati, sia interni sia esterni. Nello specifico questi ultimi prevedono misure di autoprotezione e comportamenti da far adottare alla popolazione.
Nella maggior parte dei casi gli incidenti industriali sono generati da anomalie degli impianti di funzionamento. Per fornire un esempio pratico, a causare il disastro presso lo stabilimento della società ICMESA nella zona di Seveso, il giorno 10 Luglio del 1976, fu proprio un’anomalia nel sistema di controllo di un reattore chimico destinato alla produzione di triclorofenolo (componente dei diserbanti). Sebbene l’esplosione del reattore venne evitata grazie all’apertura delle valvole di sicurezza, tale avaria fece salire la temperatura oltre i limiti previsti, determinando una modificazione nella reazione chimica, a seguito della quale si formò una delle sostanze chimiche più tossiche: la diossina. Una volta nell’aria, la diossina diede vita a una nube tossica che colpì diversi comuni: Meda, Cesano Maderno, Desio e soprattutto Seveso.
I danni che ne conseguirono furono spaventosi. Le aree verdi colpite dalla nube si disseccarono, gli animali dovettero essere abbattuti e se anche non ci furono morti, le persone vennero colpite da una forte dermatosi, la cloracne, che crea lesioni e cisti sebacee. Oggi la situazione che si presenta in questi territori è decisamente migliorata, soprattutto grazie ad un rimboscamento che ha dato origine al Parco Naturale Bosco delle Querce. Ma a distanza di anni gli effetti della diossina, ancora oggetto di studio, continuano a incutere timore.
 
 
FONTI:

Quando le fiamme si propagano: gli incendi

Cosa sono gli incendi, come si classificano e in che modo è possibile prevenirli.

 
 
 
 
Buona sera a tutti voi lettori. Oggi affronterò il tema degli incendi, un fenomeno a cui purtroppo assistiamo sempre più frequentemente.
Prima di cominciare, è bene ricordare che nel nostro paese circa il 30% della superficie territoriale è costituito da boschi e foreste. Tale patrimonio italiano è tra i più importanti d’Europa non solo per ampiezza, ma anche per varietà di specie. Si tratta quindi di una immensa ricchezza per l’economia, l’ambiente, l’equilibrio del territorio e soprattutto per la conservazione della biodiversità e del paesaggio.
Nonostante ciò, ogni anno migliaia di ettari di bosco vengono bruciati a causa di incendi di natura dolosa o colposa, legati alla disattenzione degli uomini o alla speculazione edilizia. I danni causati da tali eventi sono molteplici e possono coinvolgere più aspetti del sistema, con conseguenze gravissime. Viene infatti definito incendio boschivo “un fuoco che tende ad espandersi su aree boscate, cespugliate o arborate, comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate che si trovano all’interno delle stesse aree, oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi alle aree”, (art. 2 della Legge n. 353 del 2000).
Tale incendio è costituito da un fuoco che si propaga sempre di più, causando seri danni alla vegetazione e agli insediamenti umani. Nello specifico quando il fuoco si trova vicino a luoghi frequentati da delle persone, si parla di incendi di interfaccia.
Sulla base di quanto appena detto, risulta evidente che l’approccio più adeguato per contrastare gli incendi e quindi conservare il patrimonio boschivo, sia quello non di privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi, ma al contrario di promuovere le attività di previsione e prevenzione, (Legge-quadro sugli incendi boschivi; Legge n. 353 del 2000). Le prime consistono essenzialmente nell’identificare le aree ed i periodi a rischio di incendio boschivo, mentre le seconde comportano la messa in atto di azioni specifiche e mirate a ridurre le cause di incendio, e successivamente interventi rivolti a mitigare i danni conseguenti.

domenica 28 febbraio 2016

La catena della sopravvivenza

Partecipare ai corsi BLSD (Base Life Support Defibrillation) significa partecipare alla catena della sopravvivenza.

 
 
 
 
Essere preparati ed informati per far fronte ad una situazione di emergenza significa prevenire ed è funzionale, oltre che per essere di aiuto alle vittime (Hick,1952), anche per il futuro proprio benessere, in quanto diminuisce il senso di impotenza che caratterizza il trauma psicologico
Abbiamo già descritto le linee guida generali riguardanti il comportamento adeguato in caso di incidenti stradali o ustioni, tuttavia una preparazione competente per la maggior parte degli eventi critici non può venir appresa tramite un blog.
Ho notato che oggi la presenza dei Defibrillatori semi-Automatici  Esterni (DAE) è sempre più diffusa: non solo nei luoghi relativi all'ambito sanitario, ma anche nelle scuole, in ogni fermata della metro, nei centri sportivi... Di conseguenza, anche i corsi che formano all'utilizzo stanno diventando sempre più numerosi. L’invito che vorrei rivolgere ai lettori è quello di investire sulla prevenzione, ed informarsi sui corsi di formazione per cittadini presenti nella propria città. Si tratta di corsi di breve durata che preparano le persone che non saranno poi intenzionate a diventare soccorritori a far fronte alle emergenze di tipo sanitario. Altri corsi, invece, sono della durata di una o due lezioni e sono volti alla formazione di operatori BLSD (Base Life Support Defibrillation). Questi sono relativamente poco impegnativi, tuttavia penso siano molto importanti, dato che ogni anno in Italia 60.000 persone muoiono a causa di un
arresto cardiaco.
La possibilità di intervenire per salvare la persona si gioca nei primi momenti dopo il malore: un soccorso tempestivo può arrivare a salvare il 30% delle persone. Un intervento rapido diviene possibile quando le persone presenti, anche senza competenze sanitarie, siano in grado di eseguire tempestivamente le compressioni toraciche esterne e, se presente, sappiano usare un Defibrillatore semi – Automatico Esterno (DAE). È fondamentale quindi che queste tecniche di intervento base siano una competenza diffusa tra la popolazione, in modo da non spezzare la “Catena della sopravvivenza”.



FONTI:
-https://www.areu.lombardia.it/web/home/formazione-al-cittadino-e-al-personale-laico
-http://www.psicotraumatologia.com/cosa_trauma_psicologico.htm
-http://www.medicina360.com/arresto-cardiaco.html

http://dae.trentaore.org/pageID/10/langID/it/cos__un_DAE.html
http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/17470215208416600
https://www.cri.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2234

Pronti per EXPO!

EXPO: quali sono stati i programmi di prevenzione?




A luglio 2015 ho avuto modo di partecipare attivamente come volontaria per due settimane ad Expo. E stata una bellissima esperienza, ma ho avuto modo di percepire, alcune volte, un clima di tensione derivato dalla percezione di pericolo. La presenza di così tante persone in un luogo pubblico ha preoccupato molto gli organizzatori dell'esposizione, tanto che sono state prese diverse misure di prevenzione e sicurezza. Due anni prima di EXPO 2015, per esempio, la Protezione Civile di Regione Lombardia ha organizzato un’esercitazione per prepararsi ad operare in caso di blackout elettrico ed esondazione del Seveso. L’area interessata è stata quella dei comuni di Milano, Rho e Pero. Gli obiettivi erano quelli di controllare i tempi di reazione, predisporre dei piani d’azione adattivi, testare i piani di emergenza e verificare l’efficacia della comunicazione tra gli enti in gioco. La comunicazione, infatti, è uno degli aspetti critici che vengono intaccati nel caso di blackout, che crea un particolare disagio per persone e servizi. In qualsiasi emergenza, tuttavia, la comunicazione diviene spesso difficoltosa a causa del sovraccarico della rete telefonica.
L’esercitazione ha coinvolto Enti di gestione e prevenzione delle emergenze, come la Protezione Civile; gestori di infrastrutture e servizi ed aziende potenzialmente a rischio.
Il programma dell'esercitazione ha previsto tre giornate:
  • PRIMO GIORNO: preparazione e programmazione
  • SECONDO GIORNO: messa in atto dello scenario di esercitazione, con attivazione dei centri di gestione dell’emergenza fino alla risoluzione del problema (circa 7 ore)
  • TERZO GIORNO: debriefing, in cui sono stati condivisi punti di vista, forse e debolezze al fine di stendere delle linee guida per la prevenzione del rischio. Il debriefing svolge una funzione psicologica importantissima sia in emergenza che non, perchè permette alle persone coinvolte di condividere vissuti, confrontarsi e trovare supporto negli altri. In particolare, il debriefing psicologico è un intervento di gruppo che viene spesso condotto da un professionista a seguito di un vissuto difficile, con l'obiettivo di ridurre la tensione ed evitare traumi nel lungo termine.


FONTI:
- Pubblicazione Regionale Lombardia - Unità Organizzativa Protezione Civile

Gestire le EMOZIONI? È possibile!

Panoramica sulle tecniche per la gestione delle emozioni.




 

Vi è mai capitato di trovarvi ad affrontare una situazione di pericolo improvviso? Di dover prendere delle decisioni importantissime in tempi stretti? Come se non bastasse avete: il cuore che batte all'impazzata, la temperatura sale, iniziate a sudare e il tempo passa!
STOP!
Facciamo un bel respiro e cerchiamo di analizzare la situazione dall’esterno.
Proviamo ad immaginare di essere in ufficio, al 10° piano, e di sentire all'improvviso il pavimento muoversi, pensiamo: “il terremoto! Non ce la faremo mai a scendere in tempo al piano terra! E i miei colleghi, i miei figli, ce la faranno?”. Davanti ad una situazione del genere abbiamo due macro possibilità, una è quella di farsi prendere dal panico e magari davvero non farcela, perché i nostri pensieri saranno offuscati e non avremo la lucidità di scegliere delle buone strategie di sopravvivenza; la seconda è quella di mantenere la calma e riflettere. Sembra facile a dirlo, ma in determinate occasioni è pressappoco impossibile! Perciò è importantissimo imparare a gestire le nostre emozioni, soprattutto in situazioni del genere.
Come si fa? Beh tutto sta nella pratica!
Innanzitutto bisogna ricordare che l’immediata attivazione fisiologica (aumento della temperatura, sudorazione cutanea, aumento del battito cardiaco, etc.) è incontrollata, ma dopo aver riconosciuto le reazioni del nostro corpo in base all’emozione provata e averla denominata, pian piano potremo controllarla. Per farlo ci sono diverse tecniche:
  1. Tecniche di rilassamento;
  2. Condizionamento per immagini;
  3. Condizionamento in vivo.
Le tecniche di rilassamento sono molteplici (yoga, meditazione, tecniche di biofeedback, etc.), l’elemento in comune e fondamentale a far sì che ci si possa rilassare è il controllo della respirazione, al fine di diminuirla e di calmare anche le palpitazioni, che solitamente caratterizzano situazioni di forte pressione, come incidenti improvvisi. L’avere un ritmo respiratorio più calmo può solo aiutarci a gestire la situazione con più lucidità.
Attraverso il condizionamento per immagini ognuno di noi può imparare a sostituire alle normali reazioni istintive ed innate altre più efficaci ed adeguate alla situazione. Come si fa? È possibile iniziare con la visione di filmati, l’analisi di casi realmente accaduti, l’immedesimazione con vittime reali, cercando di pensare a possibili comportamenti e soluzioni, ma anche immaginare pericoli e reazioni funzionali ad esse. In questo modo saremo in grado di AGIRE durante un’emergenza e non solo di REAGIRE!
Si parla di condizionamento in vivo quando facciamo delle esercitazioni o delle simulazioni e quando ci sottoponiamo ad allenamenti fisici e psichici.
Sintetizzando, per una buona gestione delle emozioni in situazioni in cui il panico potrebbe farci diventare un pericolo per noi stessi e per gli altri, sono necessari due elementi: il riconoscimento dell’emozione provata e tanta tanta pratica! 

I successi della PREVENZIONE!

Un esempio di cosa vuol dire investire tempo e denaro in piani di formazione che salvano la vita. 







Milano

18 Aprile 2002
17:45 
Aereo turistico si schianta contro il ventiseiesimo piano del grattacielo Pirelli. 

3 sono i morti: il pilota dell’aereo e due donne che si trovavano nella sede della Regione Lombardia. 

Una settantina i feriti.

Ogni vita ha, certamente, un valore inestimabile, ma il bilancio sarebbe potuto essere molto superiore, dato che si tratta di un palazzo che accoglie più di 1.300 persone ogni giorno. Fortunatamente l’orario di lavoro era appena terminato e, quindi, erano presenti all’interno dell’edificio solo 300 dipendenti. Nonostante ciò il bilancio resta sempre sorprendente! Questo può essere anche letto come il successo di un grande sforzo di tutela della sicurezza, politica promossa dalla Regione Lombardia.

Viviana Beccalossi, nel 2007 vicepresidente del consiglio regionale lombardo, dopo una prova di evacuazione del palazzo Pirelli esordisce in questo modo, facendo riferimento al drammatico evento dell’Aprile 2002: “il bilancio di quel tragico incidente avrebbe potuto essere ben più grave se non avessimo organizzato questo importante momento di formazione. Quindi, continueremo a ripetere prove di questo tipo più volte all'anno perché siamo convinti dell'importanza di aiutare i nostri colleghi a lasciare il proprio posto di lavoro in totale sicurezza”.

Noi crediamo nel momento della formazione, allo stesso tempo ci rendiamo conto che solo dopo alcune tragedie è possibile apprezzare davvero la sua ricchezza.  Durante le esercitazioni, forse, presi da altre urgenze pensiamo siano una perdita di tempo (come la spiegazione delle hostess sull’aereo prima della partenza), eppure quei momenti risultano preziosi in circostanze critiche e minacciose.


I dipendenti che lavorano nel palazzo della Regione Lombardia e i loro superiori hanno colto l’importanza di queste esperienze e hanno promosso, in collaborazione con le direzioni Protezione Civile e Sanità, un’iniziativa che si inserisce nell’ambito della “Settimana della Sicurezza”. Questa proposta ha tre obiettivi specifici: informare, prevenire, tutelare. Perciò la Regione ha realizzato e distribuito ad ogni dipendente tre manuali, tascabili ma precisi, su temi, quali la sicurezza, la salute e la qualità della vita; inoltre “sono state organizzate riunioni che illustrano la legislazione vigente sulla materia, seminari sulla corretta e sana alimentazione, visite guidate alla Centrale Operativa della Regione e anche la possibilità di effettuare uno screening metabolico che prevede l'analisi di glicemia, colesterolo, trigliceridi, oltre che la misurazione della pressione arteriosa.”

Queste iniziative, ma soprattutto i loro risultati devono essere degli esempi per ogni azienda, ente pubblico e privato.


Vedi anche: "Pronti per EXPO!" - "C'è sempre bisogno di un PIANO!" 


La realtà virtuale

Realtà virtuale per giocare, esplorare, osservare, conoscere e... PREPARARSI ALL'EMERGENZA!



Dopo aver parlato della tecnologia in emergenza, ho pensato di scrivere un post per parlare in modo più approfondito del possibile uso della realtà virtuale, un device che permette di simulare la realtà effettiva. Esistono diversi strumenti che permettono una simulazione dell’esperienza reale, come guanti, casco, auricolari o tuta, tuttavia il più diffuso è il visore. Si tratta di una maschera che avvicina uno smartphone agli occhi, attraverso quale viene trasmesso un video dinamico. Grazie alla rilevazione dei movimenti, infatti, si modula l’immagine sullo schermo permettendo di esplorare ciò che viene visualizzato.
I visori hanno oggi numerose applicazioni, ad esempio rappresentano un nuovo e coinvolgente modo di interagire con i videogiochi: non ci si orienta più con dei comandi tramite joystick, ma con dei movimenti realistici!
Anche la psicologia sta iniziando a sfruttarne le potenzialità, cogliendo la realtà virtuale come una possibilità per ricreare stimoli in modo controllato. In ambito clinico può venir utilizzata in ottica comportamentale per il trattamento delle
fobie, per le quali l’idea di base è quella di mostrare gradualmente lo stimolo che provoca paura in modo attenuato e controllato.
Un’applicazione della realtà virtuale che vorrei progettare è quindi nell’ambito della psicologia delle emergenze. Penso che potrebbe essere un forte supporto per imparare procedure, assistere ad
esercitazioni e farsi un’idea del campo di azione. Questa potrebbe rendere le persone in grado di prendere consapevolezza ed immedesimarsi nella situazione rischiosa, avendo così la possibilità sia di rendersi conto di ciò che potrebbe accadere e quindi di prepararsi di conseguenza, sia di valutare se il comportamento in emergenza sarebbe adeguato per farvi fronte. Infatti, registrando ciò che la persona guarda maggiormente nel video presentato, sarà possibile valutare la capacità di cogliere velocemente le variabili importanti per comprendere la situazione, quindi capire con maggior certezza quanto la persona è in grado di agire efficacemente in una situazione di emergenza.

Vedi anche: "Tecnologie in emergenza"


FONTI:
-
http://www.realtavirtuale.net/
- http://www.ipsico.it/sintomi-cura/fobie-paura/

Le simulazioni: esperimenti sul campo

Cosa sono le simulazioni, a cosa servono e quali soggetti coinvolgono.  


 

 

Buongiorno a tutti! Qualche giorno fa vi ho parlato delle esercitazioni. Oggi ci concentreremo dunque su quelle che vengono invece definite simulazioni: ovvero delle riproduzioni in contesti di sicurezza di fenomeni o eventi critici. L’obiettivo principale di tali procedure consiste nel comprendere e nello studiare la dinamica e la complessità processuale.
La simulazione viene generalmente considerata un esperimento sul campo che è in grado di evidenziare l’adeguatezza di un modello teorico, il quale prevede ipotesi sulle caratteristiche di una situazione di crisi. Nello specifico, per modelli teorici si intendono delle schematizzazioni volte a semplificare e rendere quanto più comprensibile delle situazioni complesse. Essi puntano quindi ad individuare sia le principali variabili di un processo dinamico, sia le loro reazioni. Tanto più il modello risulta adeguato, tanto più dovrebbero emergere sul campo i comportamenti previsti.
La foto soprastante è un chiaro esempio di tutte le squadre e le varie associazioni e organizzazioni che sono coinvolte nelle simulazioni: ovvero le stesse che interverrebbero qualora si verificasse realmente una catastrofe.



FONTI:

Come salvare 250 VITE..

La SUVA, una compagnia assicurativa, lancia un'iniziativa SICURA: "Tirocinio in Sicurezza".





Oggi ci addentriamo nel vivo delle campagne di prevenzione! Questo video, che vi propongo, mostra un'importante iniziativa, che speriamo possa essere d'esempio.
A livello psicologico l'essere consapevoli dei pericoli ed allenati a mettere in atto determinati comportamenti sicuri, ci porta ad interiorizzare degli schemi comportamentali corretti. Questo risulta essere fondamentale, soprattutto quando si tratta di lavori rischiosi, perché davanti ad una situazione pericolosa sarà più semplice non sbagliare e salvare la vita propria ed altrui.
La prevenzione rende possibile tutto questo, non dovremmo mai dimenticarlo! 

ESSERE PREPARATI FA DAVVERO LA DIFFERENZA!



FONTI:

sabato 27 febbraio 2016

L'esercitazione in emergenza

Le esercitazioni sono uno strumento fondamentale per poter prevenire e apprendere. Scopri in che modo...

 
 


 
Buonasera a tutti voi lettori. Oggi vi presenterò il quadro teorico inerente le esercitazioni, ovvero delle procedure che, come previsto dalla legge, hanno l’obbligo di essere realizzate periodicamente.
Dal punto di vista delle organizzazioni, l’esercitazione rappresenta una occasione per: aggiornare la conoscenza delle persone che costituiscono la rete sociale, mobilitare mezzi, integrare le organizzazioni che sono parte del sistema e verificare le attrezzature. In aggiunta, essa possiede anche lo scopo di preparare la popolazione ed i soggetti interessati alla gestione delle emergenze, ai corretti comportamenti da dottare. Le esercitazioni prevedono il coinvolgimento di diverse strutture e componenti del Servizio Sanitario, oltre che la partecipazione di enti e amministrazioni di vari natura che concorrono alla gestione di una emergenza reale. Tali procedure possono realizzarsi su più livelli:

- Nazionale
- Regionale
- Provinciale
- e Comunale.

Gli elementi essenziali della programmazione di un'esercitazione sono contenuti nel "Documento di Impianto dell'Esercitazione" approvato e condiviso da tutte le amministrazioni partecipanti. Tale atto individua non solo l’ambito territoriale e lo scenario di rischio di riferimento, ma anche il sistema di coordinamento, gli obiettivi, le strategie di intervento e le modalità di coinvolgimento della popolazione. In conclusione, tali metodologie rappresentano quindi delle vere e proprie occasioni di prevenzione e di apprendimento, e data la loro complessità, le esercitazioni sono preparate in ogni singolo dettaglio.

Per un maggiore approfondimento e per prendere visone di alcuni esempi di esercitazioni, si rimanda al sito della protezione civile
.
 
 
FONTI:
-Sito Protezione Civile; http://www.protezionecivile.gov.it/

Per gestire lo STRESS abbiamo bisogno del RISO!

Ognuno di noi ha un'arma infallibile contro lo stress: l'UMORISMO!

 




Abbiamo visto che lo stress caratterizza momenti di estrema emergenza, ma gestirlo è possibile! Come?
Diverse ricerche hanno individuato nell’umorismo un fattore fondamentale per la lotta contro lo stress: “il riso negli esseri umani rappresenta una capacità evolutiva sostitutiva della risposta primaria adrenalinica agli stressors specifici che gli umani devono affrontare, rispetto agli animali di altre specie”.
Il primo effetto dell’umorismo è quello di riuscire a reinterpretare e ristrutturare l’evento stressante, consente di analizzare la situazione nella sua complessità, attribuendogli così molteplici significati; inoltre rende più semplice la comunicazione di vissuti e sentimenti, diminuisce il dolore e l’ansia, aumenta il benessere psicologico e la speranza, insomma è un toccasana contro lo stress!
La letteratura suggerisce quattro funzioni principali dell’umorismo:
  • mezzo di ristrutturazione cognitiva;
  • mezzo per proteggere il sé, distanziandolo dalle fonti di stress;
  • mezzo per favorire la socializzazione e il supporto;
  • mezzo per lo sviluppo del problem solving e la memoria.
Importante risulta essere anche la distinzione delle tre dimensioni dell’umorismo, che ci viene offerta da Moran e Massan:
1.“il senso dell’umorismo”: caratteristica individuale, definita come la propensione a ridere di una certa cosa o di se stessi;
2.“apprezzamento dell’umorismo”: capacità di cogliere l’umorismo in un contesto specifico;
3.“generazione dell’umorismo”: tendenza a fare azioni o commenti umoristici in una certa situazione.

Patendo da questa definizione, la ricerca di Oversholser su studenti universitari ha riportato che la dimensione a produrre maggiore benessere, minori livelli di depressione, e alta autostima, sarebbe la terza: la generazione dell’umorismo.

Dunque la lotta contro lo stress è aperta, questa volta però le lacrime non dovranno essere di disperazione!!



La terra trema, amore mio

Attraverso uno degli ultimi successi di Ligabue esploreremo insieme quello che comporta il rischio sismico e cosa fare in caso di terremoto.









Attraverso parole e musica, Ligabue ci trasmette le emozioni che si provano durante un terremoto, emozioni che non si possono evitare, perché oltre alla distruzione materiale ne deriva anche una esistenziale. Una casa può essere ricostruita, e una vita devastata dal dolore? Possono bastare tempo e duro lavoro? 
E se, come per le case, bastasse costruire delle fondamenta forti e usare accorgimenti antisismici? 
Certamente non è la stessa cosa, ma ci sono realmente dei modi per essere pronti al terremoto, per limitare i danni, per salvaguardare le persone che amiamo, i nostri dipendenti, le persone di cui siamo responsabili, noi stessi. 
Probabilmente crediamo che certe cose non possono accadere a noi o a chi ci è davvero vicino, eppure all’improvviso crolla tutto e rischiamo di crollare anche noi! 
Se provassimo ad essere un po’ meno ottimisti e un po’ più realisti? Se provassimo a conoscere ciò che può succedere, in modo da sapere come agire? 
“Essere in grado di affrontare questa improvvisa situazione di emergenza può infatti fare la differenza tra la vita e la morte, non solo propria ma anche di chi ci sta intorno.”
Come si costruiscono delle buone fondamenta nella nostra vita, per cercare di difenderci da un disastro? 
Innanzitutto è importantissimo conoscere il proprio territorio, è necessario infatti informarsi sulla propria zona sismica (zona1=alto rischio; zona4=più sicura), allo stesso tempo è importante sapere dove si trovano le uscite di sicurezza più vicine, i punti di ritrovo e, infine, conoscere le procedure da utilizzare durante le scosse, cioè il piano d’emergenza.
Quando si avverte una scossa di terremoto e ci si trova all’interno di un edificio, la prima cosa da fare e mettersi al riparo, i posti più sicuri sono: la rientranza di una parete, il vano di una porta di un muro portante, la parte inferiore di una trave o di un tavolo, luoghi lontani da una possibile caduta di vetri o specchi. Inoltre è importante non usare l’ascensore, e seppure le scale sono l’unico mezzo per uscire, sono anche il punto debole dell’edificio, perciò è fondamentale fare attenzione nello scenderle, perché nella follia del momento si potrebbe rischiare di travolgere tutto e tutti, a discapito dei più deboli.
Ciò che terrorizza è la non prevedibilità del terremoto e delle sue conseguenze. Non c’è un modo certo per sopravvivere, perché non dipende tutto dal nostro comportamento adeguato o no alla situazione, però conoscere e sapere come agire può aiutarci ad essere più calmi, prendere decisioni lucide e a difenderci dal disastro.

Vedi anche: "Emergenza emozioni: PAURA-PANICO" - "L'esercitazione in emergenza" - "C'è sempre bisogno di un PIANO!"


FONTI:

venerdì 26 febbraio 2016

Emergenza STRESS!

Approfondimento sullo stato di Stress che in situazioni emergenziali può raggiungere livelli molto alti.






Ho pensato di approfondire, oggi, uno stato che spesso caratterizza quelle che comunemente chiamiamo emergenze: lo STRESS.
Secondo la teoria di Selye lo stress “è una transazione tra la persona e l’ambiente, nella quale la situazione è valutata dall’individuo come eccedente rispetto alle proprie risorse. Questo scarto induce alla percezione di non poter far fronte alla situazione stressante” e porta a dire quel “non ce la faccio” che poi realmente non ci fa uscire vittoriosi dalle sfide emergenti e d’emergenza!
Credo sia fondamentale conoscere l'esistenza di un’importante distinzione tre eustress e distress.
Il primo, l'eustress, è uno stress buono e positivo, indotto dagli stimoli esterni e quotidiani, costruttivi ed interessanti, insomma un tipo di stress che ci fa sentire vivi.

Il distress, invece, indica lo stress comunemente definito, ed è causa di molte difficoltà per ognuno di noi. 
Questa distinzione può guidarci nella gestione e nella risposta allo stress, perché conoscere le nostre reazioni ci aiuta a controllarle, questo è possibile grazie alle nostre risorse.
Nel prossimo post vedremo un’arma che ognuno di noi possiede per sconfiggere lo stress!

 
 
FONTI: